Tutte le considerazioni sulla relazione tra tempo e mobilità urbana sono certamente influenzate da una moltitudine di fattori, intrinsecamente legati ai complessi meccanismi di urbanizzazione e insediamento umano.

D’altra parte, un elemento di rilievo comune, soprattutto nelle città estese e a sviluppo orizzontale, è rappresentato dal famigerato traffico veicolare su gomma. Oltre all'ingombro fisico dei veicoli, esiste un "ingombro invisibile" rappresentato dalla distanza di sicurezza tra un mezzo e l'altro. Questa distanza, comunemente definita spazio di frenata, gioca un ruolo cruciale nella fluidità del traffico.

Curiosamente, il vantaggio dei mezzi pubblici non risiede solo nella capacità di passeggeri per singolo mezzo ma anche, e soprattutto, nella riduzione di questi ingombri "invisibili".

In altre parole, il trasporto su gomma individuale genera una proliferazione di spazi inutilizzati, principali artefici di ingorghi e code stradali.


Se la forma urbana è strettamente correlata al mezzo di trasporto predominante come l’avvento della stessa automobile ci insegna, in una prospettiva di questo tipo, le città odierne pagano ancora il ritardo rispetto al raggiungimento di una forma urbana riponderata sulla mobilità pubblica, capillare e diversificata dal centro fino alle periferie, senza contare le necessarie connessioni con il territorio rurale.


Se la forma di questa città rappresenta un orizzonte affascinante da immaginare e perché no, tradurre in realtà, occorre considerare quali debbano essere le premesse per un ambiente urbano più agile e compatto.


Ad esempio la densificazione dell’abitato, spesso scongiurata in quanto minacciosa fonte di nuovo traffico veicolare, costituisce la premessa fondamentale per un nuovo modello urbano, non soltanto per eliminare il nuovo consumo di suolo, quanto per la possibilità di ottimizzare le risorse nell’ammodernamento del sistema infrastrutturale.